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Essere un po' visionari per garantire il successo aziendale

Intervista a Piero Poli, presidente e CEO di Rivopharm


Rivopharm è un'azienda ben radicata sul territorio ticinese e nel 2017 si aggiudicata anche il premio Swiss Venture Club. Quali sono i punti di forza della sua azienda?

L’azienda è stata fondata 60 anni fa sul territorio ticinese e da allora ha sempre operato nell’area del Luganese. Negli ultimi 10 anni, nonostante diverse vicissitudini e nuovi assetti macro-economici (non da ultimo gli sbalzi del tasso di cambio euro/franco) Rivopharm è cresciuta in modo organico sia nel fatturato che nel personale occupato.  

La duplice strategia di consolidamento dei mercati già esistenti e la propensione ad accettare nuove sfide hanno permesso sia all’azienda, sia alle persone che in essa vi lavorano, di avere nuovi stimoli e di portare “l’asticella” sempre più in alto creando un team competente e competitivo e qualche fantastico riconoscimento come essere i vincitori del premio Swiss Venture Club nel 2017.


Rivopharm è anche un'azienda con un forte respiro internazionale. Qual è la vostra strategia?

Esportiamo buona parte della nostra produzione in Europa e Stati Uniti, nonostante questo siamo attivi nel substrato locale grazie alla formazione di giovani e di talenti a tutti i livelli.

Operiamo nel competitivo settore del farmaco generico, nel tempo ci siamo specializzati nello sviluppo di formulazioni generiche complesse di molecole ritenute impossibili da molti, portando a termine alcuni sviluppi dove molti hanno fallito. Abbiamo focalizzato la nostra produzione su settori di nicchia garantendo sia ai nostri clienti interni che esterni flessibilità e rapidità d’azione.

Una delle domande più frequenti che mi viene posta è per quale motivo rimango in Svizzera con la produzione quando molti dei nostri competitor hanno fabbriche in Stati con un costo del lavoro più basso, in nazioni con un’attenzione alla politica ambientale e di sostenibilità spesso inesistenti e con regole di mercato più flessibili. La risposta è semplice. L’efficienza legata alla cultura svizzera e la certezza e stabilità politica del nostro Paese sono elementi chiave che mi permettono di essere competitivo in molti mercati e di poter pianificare il futuro aziendale con una certa serenità.

Si tende sempre a guardare chi si presume stia meglio e a puntare il dito su quello che non funziona all’interno del nostro orticello dimenticandoci delle immense potenzialità che il sistema Svizzera e Ticino concedono. Questo mi ha permesso di cambiare rotta e di affrontare nuove sfide sempre più complesse. Un punto di svolta importante è stato il 2014 quando abbiamo modificato la nostra strategia aziendale passando da semplici contract developer e manufacturer ad essere presenti direttamente in mercati considerati da noi strategici.


Oggi come siete quindi organizzati e cosa vi contraddistingue?

Tramite le nostre consociate (Rivopharm Uk, Holsten Pharma, e Sanoswiss) copriamo i 2/3 del mercato europeo e vendiamo tramite licenziatari in più di 50 paesi al mondo, Stati Uniti inclusi producendo tutto il fabbisogno nel nostro stabilimento di Manno.

Tutta la produzione, la ricerca e sviluppo e i servizi ad esse collegati avvengono, come detto, in Ticino, mentre il marketing è svolto direttamente nelle nostre filiali ubicate in Inghilterra, Lituania e Germania.

Ci contraddistingue la flessibilità, l’analisi critica nello sviluppo e una rapidità di adattamento alle differenti esigenze, siano esse si mercato che di cliente nonché la consapevolezza di non essere “arrivati”, ma sempre all’inizio di un percorso. Siamo piccoli (il gruppo oggi conta poco meno di 300 persone) flessibili e ben dislocati sul territorio europeo e siamo attenti, ma non avversi, al rischio d’impresa.


Nel mese di marzo del 2020, una parte significativa della vita pubblica si è fermata completamente da un giorno all'altro. Mentre la pandemia progrediva, le aziende hanno dovuto adattarsi a nuovi regolamenti, restrizioni e requisiti per proteggere il loro personale e i loro clienti dal virus. Rivopharm come ha affrontato questa particolare situazione e oggi, dopo un anno, quale bilancio si sente di trarne?

Il mese di marzo 2020 sarà ricordato anche sui libri di storia come un momento di svolta per tutto il pianeta. Abituati alla globalizzazione e alla libertà di movimento ci siamo di colpo trovati a dover affrontare un nemico di cui non si sapeva assolutamente nulla. Non parlo solo del virus ma di un modo di vivere che non ci appartiene/apparteneva. La libertà di movimento, la facilità nell’organizzare viaggi sia di lavoro che personali e, non da ultima, la diffidenza che questo momento storico ha portato nel prossimo rimarranno nel nostro quotidiano per parecchio tempo. Se prima di marzo 2020 vedere qualcuno indossare una mascherina in aeroporto era raro e considerato quasi incredibile, oggi la sensazione di disagio nel non vedere una mascherina sul volto è praticamente la norma.

Per quanto riguarda l’azienda siamo stati tra i pochi fortunati a non aver avuto un impatto diretto sulle chiusure obbligatorie degli esercizi commerciali/industriali in quanto considerati parte della filiera essenziale. Questo ci ha permesso, seppur in modo ridotto e implementando, dove possibile, nuovi strumenti informatici, di mantenere la produzione aperta anche nel periodo di lockdown più duro e generalizzato.

Bisogna però ammettere che la vita all’interno dei reparti produttivi e di ricerca e sviluppo non è cambiata più di quel tanto. Trattamento dell’aria con filtri assoluti, utilizzo di dispositivi di protezione personali e norme igieniche sono da sempre un punto focale della produzione farmaceutica, spesso con livelli più elevati rispetto a quelli adottati oggi dai differenti organi istituzionali.

Da un punto di vista psicologico però rimane l’incertezza su quello che succederà domani, fattore questo che per una realtà industriale non è trascurabile.


In questa pandemia, chi produce farmaci ha potuto avere un certo vantaggio?

Analizzando l’impatto di mercato anche il farmaco, considerato da molti come fortunato in questo particolare momento, è stato colpito da una contrazione. Nello specifico aziende, come Rivopharm e le sue consociate, che non sono direttamente coinvolte nella produzione di vaccini e/o prodotti legati alle terapie più o meno sperimentali per combattere questo virus hanno subito un’importante contrazione nelle vendite. A differenza di quanto è facile e superficiale pensare, il 2020, ma soprattutto il 2021, avranno una tendenza differente da quella di crescita degli anni passati con un incremento massivo di costi, siano questi diretti che indiretti e una contrazione di mercato abbastanza generalizzata su tante classi terapeutiche.

L’aumento del costo del trasporto delle merci e la difficoltà d’approvvigionamento di materie prime sono solo alcuni dei possibili esempi del momento che stiamo vivendo.

I tassi di cambio ballerini, l’incertezza sul domani e la scarsa mobilità hanno costretto anche grandi aziende a tirare i remi in barca e a pianificare su un arco temporale più corto rispetto al passato.

 

Per un'azienda farmaceutica, quanto è fondamentale investire nella ricerca e nello sviluppo?

Personalmente credo che non avere obiettivi e non avere il coraggio di lanciare lo sguardo oltre il proprio naso sia la fine di qualsiasi attività, personale o professionale. Non sviluppare e non ricercare nuovi prodotti, strategie di vendita o un nuovo e più efficiente metodo di produzione porta necessariamente un’immediata sensazione di “risparmio” seguita da un inevitabile disastro, se non addirittura alla chiusura dell’attività stessa.

La Ricerca e Sviluppo è un’attività fondamentale non solo nel settore farmaceutico, ma in tutti i settori. Se si desidera attirare talenti all’interno dell’organico si deve necessariamente permettere agli stessi di avere una visione sul proprio futuro sia professionale che personale.

Per quanto riguarda il sottoscritto ed il gruppo che dirigo, un prodotto, un’attività o una strategia elaborata ed in fase di attuazione sono già “vecchi” e devono necessariamente essere sostituiti con nuova linfa, alle volte, perché no, anche fuori dagli schemi.

Per focalizzare il punto sulla mia realtà, il cambio di strategia del 2014 fondando Rivopharm UK, l’acquisizione delle nostre filiali tedesche e lituane, l’apertura del mercato americano, l’ingresso nel mercato del sud-est asiatico sono solo alcune delle idee più o meno stravaganti implementate in questi anni. A questo vanno aggiunti gli sviluppi di prodotti che negli anni hanno portato Rivopharm ad avere più di 100 molecole a listino e circa 2500 prodotti nei differenti mercati.

Ovviamente non è tutto oro quel che luccica e non basta avere un’idea per avere successo. La ricerca porta necessariamente all’incertezza del risultato, non è detto che una strategia, un prodotto, una nuova molecola o un nuovo brand portino vendite solo perché li abbiamo studiati, amati e sviluppati.

Spesso mi si chiede quanto spendo in Ricerca e Sviluppo. Sono sovente ripetere che non è importante la cifra, bensì la passione che si mette nel tramutare un’idea in realtà e di passare alla prossima non appena questa vede la luce. Un continuum, un divenire che porta ad avere molti capelli bianchi ma anche molte soddisfazioni ed altrettanti fallimenti. Potrebbe sembrare un paradosso, ma sono convinto che si debba essere un po’ visionari ed abbracciare il rischio, anche quello estremo del fallimento, per poter essere competitivi e poter garantire alle persone che lavorano con me la continuità e la tranquillità del domani.