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Le sfide della mobilità per la Città Ticino

Remigio Ratti, Professore titolare emerito presso la cattedra di Economia internazionale e regionale dell’Università di Friburgo


L’apertura della Galleria di base del Ceneri ha posto le basi per quella che oggi chiamiamo la Città Ticino. Quali effetti avrà questo miglioramento infrastrutturale per l’economia ticinese?


Le infrastrutture sono ritenute nella specifica letteratura una condizione necessaria, ma non sufficiente, per lo sviluppo territoriale: esse possono accompagnarlo, anticiparlo o posticiparlo. Tutti aspetti ritrovabili nel caso concreto. L’accento va tuttavia all’anticipo, almeno per due motivi: perché il baffo di collegamento diretto con Locarno è stato possibile solo con la decisione del 2003, contestata a livello parlamentare federale, di realizzare la galleria a due canne e con la disponibilità del Cantone a pagare i costi d’allacciamento. In secondo luogo, perché il concetto di Città Ticino resta sempre un obiettivo: introdotto con il Piano direttore cantonale del 2009, deve ancora essere pienamente e culturalmente integrato nelle rappresentazioni mentali dei portatori d’interesse e della popolazione ticinese. La Galleria di base del Ceneri diventa un potente acceleratore di rete in un contesto che richiede tempo e processi di assestamenti socioculturali, economico-imprenditoriali e urbanistico-territoriali.


La posizione geografica del Canton Ticino, lo situa tra i poli economici di Zurigo e Milano. Come può il Ticino beneficiare ulteriormente di questa sua localizzazione per promuovere il benessere dei propri cittadini?


In uno spazio intermedio, lo sviluppo è determinato da un campo di forze, nel contempo centrifughe e centripete; in un mix di non facile governanza pubblico-privata e da interpretare nel medio-lungo termine. Lo dimostrano i movimenti migratori, interni e esterni, che hanno ormai trasformato il Ticino, geograficamente una regione di montagna, in una dei Cantoni più urbani della Svizzera. Il suo peso specifico dipende dalla sua demografia e dalla sua forza dialogante con l’esterno. La prima dipende anche da un’altra rete, quella transfrontaliera della “Città dei Laghi”, con oltre 2 milioni di abitanti, dove anche qui le infrastrutture giocano un grande ruolo: l’autostrada Milano-Lugano che ha accompagnato lo straordinario sviluppo del Sottoceneri e oggi, la rete ferroviaria Tilo, con i collegamenti con Como-Milano e Varese-Malpensa. La seconda, dipende da quel “Ticino ambizioso”, così come espresso dal think tank “Il Ticino con Alptransit”: fatto di nuove intraprendenze basate sulla conoscenza – qui la grande svolta dell’USI e della Supsi – e dai suoi poli di eccellenza nella ricerca (dall’intelligenza artificiale, alle scienze della vita, per esempio) e dei mini-cluster di industrie innovative (farmaceutica; meccatronica). Anche qui, non mancano i segni contradditori, tra promettenti impulsi strategici e regionalismo regressivo.


In un mondo sempre più interconnesso, quali sono le sfide che deve affrontare un territorio di confine come il Ticino?


Il Ticino vive - con valenza maggiorata rispetto ad altre regioni di frontiera e alla stessa Svizzera - un modello economico fatto di traiettorie diverse e talvolta divergenti, non facilmente integrabili. Distinguerei, in senso lato, tre sotto-modelli: (1) le attività che trovano la loro specifica ragion d’essere “grazie alla frontiera”, e ai potenziali di rendite ivi connessi; (2) le imprese che vivono in una relazione direttamente “glocal”, tra nuove opportunità e rischi; (3) i rami del “settore domestico”, che servono e producono all’interno di uno spazio economico nazionale, ricco e per questo anche soggetto a varie forme di protezionismo. In altre parole, una sfida di governanza, per la società, tutta. Questa non sarà affrontabile nel nome di un’ideologia, di principi di parte o di facili slogan destinati a metterci in trappola. Le risposte non possono venire che da una migliore conoscenza, da analisi, proposte e progetti condivisi e convergenti. Siamo in una fase di riassetti strutturali, economici, sociali e ambientali; un’opportunità non da temere, ma da cogliere.