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RSI e cultura: un rapporto virtuoso

Intervista a Mario Timbal, direttore RSI

 

Cosa ha spinto la RSI a svolgere lo studio sull’impatto economico della cultura del Grigionitaliano?

Lo scorso anno la RSI aveva fatto parte del gruppo di accompagnamento allo studio sull’impatto economico della cultura nel Canton Ticino, commissionato dal DFE e dal DECS a BAK Economics. Poiché il mandato di servizio pubblico della RSI comprende e tocca pienamente anche il Grigioni italiano, ci è sembrato non solo giusto, ma doveroso, affidare a BAK Economics un ulteriore approfondimento sulla realtà delle quattro Valli grigionitaliane e sull’impatto economico della cultura in quelle regioni. Nella sua ragione sociale e nel suo acronimo, RSI è la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana: abbiamo il compito e il privilegio di rivolgerci a tutta la Svizzera italiana, non solo alle Ticinesi e ai Ticinesi.

 

Quanto è importante oggi il ruolo del servizio pubblico per garantire una copertura capillare sul territorio della Svizzera di lingua italiana?

Dal mio punto di vista è essenziale. Il ruolo, le dimensioni, le risorse e le competenze della SSR e delle sue unità aziendali le permettono di raggiungere capillarmente – in radio, in televisione e online – la totalità della popolazione e singole fasce di pubblico diverse per anagrafe, formazione, interessi. Il legame della SSR e della RSI con i produttori e gli organizzatori indipendenti di manifestazioni culturali è consolidato e va a beneficio di entrambi: la RSI con i suoi programmi e la sua offerta online garantisce promozione e visibilità agli eventi e ai protagonisti della vita culturale, e da queste collaborazioni trae, a sua volta, contenuti di rilievo per rafforzare l’offerta al pubblico. La RSI e il mondo della cultura sono legati strettamente in un rapporto virtuoso: mi auguro di poterlo consolidare ulteriormente, nel rispetto dei ruoli, delle disponibilità e delle priorità di entrambi.  

 

Il settore culturale, sia in Ticino sia nel Grigionitaliano, si presenta molto variegato e con un’offerta di qualità. Dal suo punto di vista, qual è il ruolo della cultura per lo sviluppo di una regione?

Io per primo provengo dal mondo della cultura: per formazione, per i ruoli ricoperti negli ultimi anni, per interessi personali. Il tema è talmente ampio che sarebbe difficile in questa sede rispondere in dettaglio; posso dire però che credo fortemente nella necessità degli individui e della società tutta di poter beneficiare di momenti culturali in senso lato. Non mi riferisco soltanto a grandi mostre, grandi concerti, grandi festival, ma anche a iniziative più modeste, di taglio regionale o locale, in grado di coinvolgere, emozionare e far riflettere, e che al contempo permettano di rafforzare il legame del singolo con il mondo che lo circonda, consolidando così l’identità di un intero territorio.