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Un mercato sotto pressione

Intervista a Gianluigi Piazzini, presidente della Camera ticinese per l’economia fondiaria (Catef)

 

Signor Piazzini, dal suo punto di vista quale presidente della Catef, qual è lo stato di salute del mercato ticinese?

Direi palesemente sovrappeso! Abbiamo ufficialmente 7000 unità abitative sfitte, in realtà sono di più, che con un’occupazione media di due persone per unità è come se Locarno fosse stata inghiottita da un buco nero. È un enorme immobilizzo dove la nuova produzione sta mettendo sotto pressione il parco immobiliare esistente specialmente quello datato. Oggi premiano “lavasciuga” e balconi semi abitabili a scapito di cucine chiuse e separazioni notte/giorno che corrispondevano allora allo stato dell’arte.  

Penso che il mercato avrà bisogno di diversi anni per ritrovare un suo equilibrio e ciò dipenderà dalla produzione oggi ancora vivace e dall’andamento demografico.

All’orizzonte vedo qualche nuvola nera per l’edilizia anche per una certa resistenza al risanamento ed alla riqualifica che come sappiamo sono molto impegnativi dal profilo finanziario. Resistenza che si rafforza in presenza di scenari di decrescita, economica e demografica.   

 

Durante la vostra assemblea, che si è tenuta lo scorso 3 settembre, si è soffermato anche sugli effetti della pandemia. Quali sono state le conseguenze per l’economia fondiaria?

La pandemia ha costretto un po’ tutti ad interrogarsi e formulare scenari di tenuta. Ha sicuramente accelerato il cambiamento epocale già in atto trascinato dalla digitalizzazione e dalla competizione aperta. L’aspetto positivo è che molti soggetti hanno capito che agganciarsi alle nuove tecnologie non solo è necessario ma anche possibile. Per quanto riguarda il mercato si incomincia ad evidenziare la necessità di aggiornare gli spazi per il commercio, per la produzione e per il lavoro. È po’ il medesimo processo citato prima per il residenziale.

Per le attività messe in “coma indotto” per la pandemia abbiamo registrato con soddisfazione un buon esito delle trattative fra proprietari e inquilini come da noi suggerito e più volte auspicato. Soluzioni concordate su base spontanea senza perciò inutili modelli impositivi. Questa, lo sottolineo ancora, è stata una grossa soddisfazione. Il saper suggerire e soprattutto rendersi utile in una situazione non facile non è da tutti i giorni. Ora si tratta di convincersi che una simile devastante esperienza va tradotta in una opportunità. E dobbiamo crederci e rimboccarci le maniche! È un po’ il messaggio che abbiamo voluto trasmettere all’assemblea dei delegati.

 

Il 26 settembre il popolo ticinese sarà chiamato ad esprimersi sull’iniziativa per l’introduzione del formulario a inizio locazione. Come Catef state svolgendo una campagna contro questa proposta: quali sono i principali argomenti per respingere l’iniziativa?

Gli argomenti principali sono in sostanza già evidenziati nell’opuscolo informativo ufficiale che ogni cittadina/o ha ricevuto a casa con il quale il Gran Consiglio ed il Consiglio di Stato invitano, fra l’altro, a votare NO all’iniziativa popolare per l’introduzione del formulario ad inizio locazione. Intanto proprio per ricollegarmi ad una precedente domanda parlare di penuria con lo sfitto che ci ritroviamo è veramente fuori luogo. Da Airolo fino a Chiasso abbiamo una disponibilità per tutte le tasche assicurata ancora per molti anni.

Giusto ricordare che è già oggi facoltà del Consiglio di Stato, sulla base di una precisa legge, di introdurre il formulario in presenza di comprovata tensione sul mercato.  Per i promotori dell’iniziativa, appartenenti ad una precisa area, questo argomento è “purtroppo nullo, visto che questa facoltà non è mai stata invocata”. Qui siamo veramente nel ridicolo! Ed è inoltre chiaro che si creeranno costi che qualcuno dovrà pur sostenere, si alimenterà la burocrazia e si interferirà nella sfera privata e contrattuale del singolo. Non da ultimo va ricordato, come sottolineato nell’opuscolo, il rischio di innescare un’inutile conflittualità. Per tutte queste ragioni abbiamo perciò deciso di scendere in campo invitando i cittadini e le cittadine a votare NO il 26 settembre.