Zum Hauptinhalt springen

Unverbindliche Beratung

Wir kontaktieren Sie innerhalb eines Werktages.

Wir haben Ihr Anfrage erhalten und melden uns in Kürze bei Ihnen.

Senden

Uniamo le forze per sostenere lo sviluppo economico del Ticino

Intervista a Stefano Modenini, direttore dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI)

 

Lo sviluppo della campagna di vaccinazione e le previsioni di un aumento importante delle esportazioni per il 2021 sembrano indicare buone notizie. Possiamo quindi essere più ottimisti sul futuro del settore industriale?
Nel primo trimestre del 2021 i risultati sono migliori rispetto alle previsioni fatte alla fine del 2020 in quanto a ordinativi e tutto fa pensare che anche il secondo trimestre di quest’anno segnerà un miglioramento della congiuntura a livello industriale. Tuttavia, si tratta ancora di un equilibrio precario e parlare già ora di stabile ripresa economica appare fuori luogo. Innanzitutto, perché solo alcuni mercati di riferimento delle esportazioni sono già in ripresa, Cina e Stati Uniti fra tutti, e in secondo luogo perché le restrizioni in vigore in diversi paesi sono ancora in vigore. Solo quando il processo di vaccinazione avrà raggiunto livelli sufficienti soprattutto al di fuori dell’Europa potremo davvero dire se la ripresa economica sarà stabile e duratura. Bisognerà dunque attendere probabilmente il 2022.

 

In un settore così eterogeneo come quello industriale, ci sono settori al suo interno che hanno subìto maggiormente gli effetti della pandemia e faticano a ripartire? Come aiutarli?
Non è un mistero che l’automotive, l’aviazione e la meccanica di precisione sono i rami industriali maggiormente in difficoltà. La produzione di automobili con la transizione verso l’auto elettrica stava affrontando importanti cambiamenti già prima della pandemia, ma quest’ultima ha inciso fortemente sia sulla produzione sia sulle vendite. L’aviazione è sostanzialmente ferma perché le limitazioni ai viaggi sono generalizzate e saranno necessari almeno due-tre anni per tornare forse alle cifre economiche generate nel 2019. Poi più in linea generale, diversi rami di attività vanno incontro a problemi, ad esempio di fornitura di materie prime e componenti. L’orario di lavoro ridotto e i crediti Covid-19 hanno aiutato e aiutano tuttora a evitare dei licenziamenti su larga scala. Tocca comunque alle aziende farsi carico delle difficoltà puntando ancor di più sull’innovazione, un buon posizionamento nella catena produttiva internazionale, rapporti solidi con clienti e fornitori.

 

A fronte della ripartenza economica dell’industria, quali lezioni si possono trarre dalla pandemia?
Soprattutto nella prima fase della pandemia, nel 2020, molte aziende sono andate incontro a problemi nelle catene di fornitura e logistiche perché le frontiere erano sostanzialmente chiuse. Inoltre, i processi di riapertura non hanno come conseguenza una ripresa immediata delle attività produttive. Le aziende hanno dovuto dunque ripensare come era possibile rifornirsi e gestire le materie prime e i prodotti. Qualche azienda ha pure deciso di aumentare le scorte o cercare fornitori in misura maggiore in Europa. Ma credo che quando tutto tornerà per così dire alla normalità, i fornitori tradizionali rimarranno dei punti di riferimento. Del resto, basti pensare che la Cina fornisce circa 1/3 di tutte le componenti utilizzate a livello industriale nel mondo. Sono volumi che non si possono sostituire facilmente.

 

Il secondo trimestre del 2021 è segnato anche da cambiamenti interni all’Associazione, con la successione alla presidenza di Oliviero Pesenti a Fabio Regazzi. Cambiamenti che si rispecchieranno anche nella gestione delle sfide future e sulla strategia a lungo termine dell’Associazione?
I
cambiamenti in atto a livello economico e tecnologico avranno un impatto sempre più importante anche a livello regionale. Inoltre, il Ticino ha delle debolezze di competitività piuttosto accentuate, ad esempio a livello fiscale. Scontiamo pure dei problemi non da poco come una produttività inferiore rispetto alla media svizzera. Se a ciò aggiungiamo dei trend del cambiamento già evidenti, come l’invecchiamento della popolazione e la necessità di adeguare la formazione professionale alle mutate esigenze del mondo del lavoro, il risultato è chiaro: dobbiamo unire le forze per sostenere lo sviluppo economico del cantone Ticino nei prossimi 20-30 anni. AITI ha iniziato a lavorare a un piano industriale sui temi menzionati in precedenza e su altri argomenti ugualmente importanti. L’obiettivo è quello di presentare il piano industriale possibilmente all’assemblea dei 60 anni di AITI, che avrà luogo il 1° giugno 2022.